Carnevale? Giù la Maschera! “Ritrovare sui nostri volti una Luce di Verità”

“Quante volte, pur non essendo a Carnevale, ci infiliamo una maschera?”

di Federico ZANARDO

19.02.2015 – La tradizione meneghina racconta che il nostro Santo patrono Ambrogio, in ritardo nel rientrare da un lungo viaggio, avesse invitato i fedeli di Milano ad aspettare il suo ritorno per iniziare le celebrazioni della Quaresima… ma a me piace pensare che in realtà volesse godersi un po’ del Carnevale anche lui! Si scherza, ma qualsiasi sia la verità, la sostanza non cambia: la nostra festa mascherata si prolunga fino al Sabato e di conseguenza la Quaresima dura 4 giorni in meno, con buona pace dei fratelli di Rito Romano, che digiunano un venerdì in più! Tutto ciò mi dà anche l’occasione per ragionare, in questo redazionale, sulle nostre maschere: certamente tanti di noi tra un paio di giorni saranno splendidi cuochi, provetti camerieri o improbabili pietanze, accompagnati dai nostri adolescenti nell’animazione e dai nostri fanciulli lancianti coriandoli in festa.

Ma, è evidente, non è di questo che mi piacerebbe parlare: bensì delle nostre maschere nei restanti 364 giorni dell’anno. Di certo non vorrei neanche perdermi in profondi ragionamenti alla “Uno, Nessuno e Centomila” di Pirandelliana memoria, i quali, però, donano spunti di riflessione interessanti. Quante volte il nostro viso si trasforma, o peggio “si deforma” in base a chi abbiamo di fronte, alle situazioni in cui viviamo, ai contesti che ci circondano? Ed è ovvio che ciò accada: non siamo macchine e spesso mutiamo atteggiamenti. Ma occorre un distinguo tra le volte in cui accade in maniera naturale e motivata (appare normale, per esempio, che io provi una gioia differente nel giocare ed intrattenermi con la mia splendida nipotina Elena piuttosto che con qualsiasi altro bimbo, foss’anche il più bravo del mondo!) e le volte in cui accade in maniera premeditata, ingannevole, falsa.

Non mentiamo a noi stessi: succede spesso… un sorriso per dare “un contentino” a qualcuno, un sorriso negato a qualcun altro per vendetta, o un sorrisone tanto splendente quanto finto per nascondere magagne personali di altro tipo. Quante volte, pur non essendo a Carnevale, ci infiliamo una maschera? Ma è corretto un simile comportamento? “Potere alla Parola”, dicevamo in queste righe poche settimane fa, e andiamo a vedere cosa ci ricorda il Buon Gesù a riguardo; innanzitutto ci esorta alla verità, unico strumento per arrivare alla libertà dei figli di Dio: «conoscerete la verità e la verità vi farà liberi.» [Gv 8, 32], e poi ci dice come conoscerla, cioè seguendo Lui: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.» [Gv 14, 6]. Semplicità e sincerità, sempre, sono strumenti fondamentali che dobbiamo utilizzare nella relazione educativa con i nostri ragazzi. Non possiamo permetterci di indossare una maschera, non possiamo permetterci di mostrare delle ombre nella nostra opera educativa.

Dobbiamo ricercare la Verità e la sua Luce. Facile? No di certo: ma abbiamo alle porte un periodo forte che ci mette alla prova. E siccome nella lingua dei fedeli Quaresima fa rima con fioretto, perché non impegnarci in questo? La Quaresima sia per noi educatori un tempo di impegno costante nel diradare qualsiasi ombra possa offuscare l’amore con cui operiamo ogni giorno, per far sì che una ritrovata luce di verità sui nostri volti possa coincidere con la splendida Luce della Resurrezione di Cristo.

“Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.” [Mt 5, 14-16]

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