UNA NOTTE, MILLE VITE

«Mi fermo. Ascolto.»

05.11.2015 – di Giovanni BALESTRERI

 31 ottobre 2015, sabato sera.
Sono in giro per il centro di Milano, cammino e vado dove mi portano i pensieri. Arrivo in piazza duomo e vedo persone; visi umani che si sorridono, gambe che si muovono, piedi che vanno chissà dove. Dalla fredda panchina sulla quale sono seduta faccio vagare lo sguardo. Colgo particolari quasi indifferenti. Trucchi halloweeniani, vestiti, voglia di trovare distrazione ovunque. Non vedo altro; mi stupisce l’uniformità delle persone che si fondono con le strade del centro, dove tutti sono insieme agli altri ma nessuno è con gli altri. In tutto questo i minuti passano.
All’improvviso, un’imperfezione nella velocità dei movimenti: un gruppo di ragazzi, una quindicina, sale le scale della metropolitana. Si nota subito che vengono da fuori Milano, probabilmente qualche paese vicino. Sono spensierati e convinti di qualcosa, sicuri di quello che vogliono. Camminano insieme carichi di sacchetti e zaini, e si dirigono verso l’entrata della cattedrale.


Per qualche strana ragione sento il bisogno di scoprire le loro storie, di sapere dove sono diretti. Mi alzo; noto che ai polsi portano braccialetti fluorescenti, macchie di luce colorata nel buio rado. Li seguo. Vanno verso un gruppo di persone, tra cui alcune che indossano strani vestiti. Penso subito che è il 31, e che staranno per festeggiare ciò che ormai sta quasi diventando tradizione. Sto per andarmene quando noto che uno di questi sta indossando un saio da frate. Mi fermo.
Ascolto.
Da lontano assisto ad una rappresentazione di pochi minuti, dove il presunto frate racconta la vita di qualcuno. Sento un ragazzo sostenere che stia interpretando San Massimiliano Maria Kolbe . Dopo questo lasso di tempo si spostano, e da allora seguo la serata con loro. Mentre camminano verso un’altra postazione, apprendo che stanno che stanno partecipando alla “Notte dei Santi”, un itinerario fuori e dentro il Duomo. Un percorso con Gesù, un incontro con la vita di persone, i Santi, che l’hanno testimoniato attraverso i fatti, avendo coraggio e Fede anche nei momenti difficili. Soprattutto in questi.


Nel corso della serata noto che i sacchi che avevano con loro, pieni di cibo, vestiti e coperte, si svuotano. Ogni tanto infatti qualcuno di questi ragazzi si stacca dal gruppo e va in cerca di Gesù vivo, testimonia la propria fede nell’aiuto ai bisognosi, alle persone comunemente chiamate senzatetto.


Non mi ero mai accorta veramente di quanta gente dormisse per strada; fuori dai negozi e sotto i portici, dove ci sono calore e persone. Persone che, puntualmente, li ignorano. Tarli nel legno. Qualcosa da eliminare e ignorare finché si può. Due ragazzi si avvicinano ad uno di loro: dice di chiamarsi Ambrogio. Ha un giubbotto giallo e uno zaino rosso, e cammina fiducioso verso chissà dove. Si fermano a parlare. Dice di essere sulla strada da vent’anni. E’ difficile sopravvivere, ma ciò che “mi tiene attaccato a terra, ricordatevi, è la Fede. Resistere ragazzi, resistere!”. Detto da lui sembra un controsenso…perché  credere quando il mondo sembra soffocarti con il peso dei problemi? Perché, quando non sai come mangiare e dove dormire, continuare a farlo? Ha una tale fiducia in Lui che commuove. E lì, in quell’istante, capisco che in cambio di un pacco di biscotti o di una coperta, riceviamo molto di più. Noi diamo a loro ciò che non hanno e loro danno a noi ciò che non abbiamo.  Loro non hanno bisogno di volontari con la pettorina gialla con scritto “AIUTO I SENZATETTO”, hanno bisogno di Qualcuno con cui parlare e con cui aprirsi, ma non troppo. E ciò che si riceve è gratitudine e un senso di commozione e gratitudine profondi. “Siete degli angeli”, così ho sentito dire da uno di loro. Ho visto occhi che cercano conforto e chiedono dignità, ho percepito molti “grazie” ripetuti e sinceri. Queste cose non hanno prezzo.


Ecco cosa, attraverso questi ragazzi, ho imparato: lasciare agire Gesù al posto nostro, e trovarlo negli occhi di un altro. Ecco come hanno provato, almeno per una notte, ad essere Santi.
Non si può mai sapere cosa accadrà in futuro; ma dopo questa esperienza una certezza c’è. Magari tra dieci anni mi ritroverò per strada, senza una casa e una famiglia in grado di accogliermi e incontrerò un Raphael o un Ambrogio che sarà mio compagno di viaggio. Una mano tesa tra le tante che si chiudono.

Questa è stata un’iniziativa dell’Oratorio di Vigano (Vigano+Gaggiano) che accettando di sentirsi dare degli sfigati dai compagni si sono messi al servizio dei fratelli. Assicuriamo un ritorno a casa con i sacchi vuoti, ma il cuore pieno!


Con la collaborazione di: Miriam, Mariachiara, Anna, Giulia, Federico, Lorenzo, Arianna e Camilla.

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