PERIFERIE DA ORATORIO

“o forse facendo oratorio da periferia”

di Claudio NASUELLI

26.11.2015 – Fine Agosto | Giravo tranquillamente per il centro, accompagnando a mano la bici lungo una delle tante vie interne che da un cortile ti fanno sbucare in un’altro cortile con lo zaino ancora pieno di lettere da portare a circa un centinaio di case, quando in lontananza scorgo seduti per terra, appoggiati a un muretto, un gruppetto di adolescenti.

Mi sono avvicinato e mi hanno salutato tra il fumo di qualche sigaretta accesa e una domanda:
“ma quando riapri l’oratorio?”.

“A settembre, concedeteci un po’ di riposo anche a noi… “aggiungendo a uno di loro… “sono appena stato a casa tua ma non ho trovato nessuno, quando rientri guarda nella casella postale, quella vera non quella di Facebook… c’è un invito per te!”.

Subito si è creata la curiosità e il dubbio generale, dopo tutto all’oratorio non c’è il postino.
Alzando lo sguardo qualcuno mi chiama dal fondo di un piazzale, con un cenno di saluto, in un angolo un po’ nascosto c’è un altro gruppo… ricambio il cenno di saluto ma ovviamente non si avvicinano e poco dopo vanno via: è uno dei noti ritrovi abituali per quelli che non sanno dove andare e che difficilmente sono ben accetti nei bar della zona… l’unico bar aperto per loro è quello dell’oratorio, ma purtroppo il loro stile non coincide con il luogo.

Nessuno pretende molto da loro, ma solo un po’ di rispetto e civiltà, troppo spesso questo non avviene e in alcuni casi sfocia in atteggiamenti troppo aggressivi, minacciosi e di grave degrado.

Settembre | Sta per suonare il rintocco del campanile e il cancello si deve aprire:
appena varcata la soglia inizia la corsa con il sacchetto di plastica fra le mani con dentro un pallone e la famosa bmx modificata blu elettrica senza freni, da posteggiare velocemente nel cortile d’ingresso.
Sembra quasi di vedere una sorta di giorno della liberazione o la fine della scuola quasi, tra le urla e il caos che riescono a fare per correre sul campo da calcio quasi che abbiano paura di non trovare posto o che “gli fregano” la porta migliore.

Gettate al volo le cose a bordo campo a fianco della porta e qualche scarpa che vola in aria si inizia così a giocare a calcio, per poi ricominciare ancora tutto da capo, dopo l’oratorio, al campo dove ci si allena con la squadra tutti i giorni.
La frase giusta in questi casi è “no campo, no oratorio” oppure “no campo, no party”.
Sì perché il vero problema per molti ragazzi ma anche per molti genitori, non è di avere un oratorio accogliente dove fare oratorio… anche di pomeriggio in settimana, ma di avere un campo da calcio e un bar aperto dove ci puoi stare anche senza consumare… allora la domanda spontanea è ma che senso ha l’oratorio oggi quando non cercano e non vogliono l’oratorio?
Si può fare un piccolo test molto semplice, dopo l’ingresso festoso e liberatorio… quando vedono la porta di ingresso ai campi chiusa e con lo sguardo impietrito domandano:

“ma perché non è aperto il campo?”

E si risponde:
“oggi il campo rimane chiuso, stiamo facendo la manutenzione alle reti, ma c’è sempre il bar, i cortili e il campo da basket disponibile!”.

In quel momento il volto cambia, si legge nell’espressione e negli occhi un dramma, una preoccupazione e panico generale come se fosse appena scoppiata una guerra!

Dopo i sessanta secondi per riprendere ossigeno e comprendere che il pallone non potrà rimbalzare sul filo d’erba sintetico… ci si gira e in pochi minuti in sella alle bici ci si dirige verso il parco pubblico, certo il campo è di terra con un po’ di erba vera, non è bello come quello dell’oratorio, non c’è il bar e un posto solo per te con delle persone lì per te sempre a tua disposizione… però d’altronde il “dio calcio” ha bisogno i suoi spazi quotidiani.

L’unica differenza forse positiva per qualcuno, è che a differenza dell’oratorio lì puoi fare ciò che vuoi probabilmente, puoi fumare e se scappa qualche parolaccia o la bestemmia per la traversa nessuno è in campo con te a dirti che è sbagliato e a fermare il gioco… be sì questa è una bella scocciatura per chi vuole passare il pomeriggio con gli amici a giocare a pallone… non si può fare mai nulla, c’è sempre un controllo e uno stile educativo senza senso da seguire, che noia…

Ricordate le lettere di settembre, beh pare che a qualcuno l’idea che qualcun altro lo abbia cercato e chiamato più volte forse è piaciuta:

certo ci sono tante fatiche e tante sfide da superare come sempre… ma alla sera nonostante tutto all’incontro adolescenti il gruppo arriva e ci sono un po’ di volti nuovi, uno di questi era seduto per terra a fine agosto in quella via isolata.

Allora a qualcuno interessa ancora fare oratorio e forse tiepidamente intuisce che c’è qualcosa e qualcuno che in altre esperienze non può trovare e non può incontrare… però al tempo stesso si cerca comunque ogni giorno la strada giusta, sperimentando tra piccole vittorie e grandi delusioni… sì perché chi richiama con forza l’oratorio dei suoi tempi con grande nostalgia, purtroppo non vivendo quotidianamente questa esperienza oggi, non può comprendere quali mutamenti, stili di vita e nuovi modi di comunicare hanno radicalmente cambiato la vita di un ragazzino o di un adolescente.

Ottobre | Ci siamo… adesso arriva il bello… Sono finite le grandi feste di apertura dei nostri oratori e si inizia così il cammino nel nuovo anno pastorale e oratoriano ricco di impegni, incontri, riunioni, preparazioni e davvero tanto… a volte anche troppo forse…

E così c’è anche chi non sà dove andare, dove passare il pomeriggio quando inizia a fare freddo e allora torna dopo l’estate nell’unico posto che da sempre accoglie, nonostante gli errori, gli sbagli, i richiami e anche qualche atto vandalico o stile ben poco condivisibile.

Novembre | Tutto parte abbastanza bene, ma era solo un’illusione…
Presto il clima diventa pesante, i ragazzini e i bambini hanno ben poco spazio per loro e anche solo la presenza con lo stile più da strada che da persone civili ricrea un ambiente non accogliente ma degradante e così le scelte sono sempre solo due:

o lasci correre come qualche adulto dice non vedendo nessun problema o richiami e quando si superano i limiti in modo davvero estremo gli si chiede di uscire e ovviamente non è così semplice.

Nessuno esclude nessuno e nessuno caccia nessuno, ma forse c’è qualcuno che non desidera ascoltare e lasciarsi educare e pretende di avere ogni diritto di agire come meglio crede, con atteggiamenti maleducati, minacciosi, aggressivi e a volte con qualcuno che diventa al limite della legalità (anzi già superata da un bel pezzo).

Così iniziano i pomeriggi nelle periferie da oratorio o forse facendo oratorio da periferia, dove per dialogare bisogna imparare qualche termine di dialetto stretto che usano normalmente contro di te, o altre forme espressive per attirare velocemente l’attenzione, imparare velocemente chi sono e cosa fanno, e poi sono loro stessi a darti ingenuamente l’occasione di imparare le loro abitudini sicuramente non condivisibili dentro un oratorio e neppure fuori.

Capita così di scorgere a bordo campo durante una partitella pomeridiana l’uniforme di un carabiniere: subito si crea attenzione e ci si domanda cosa sia successo anche oggi, ma in realtà nessuno ha chiamato nessuno, almeno per questo pomeriggio.

Ogni ambiente, a maggior ragione un ambiente educativo, può essere d’aiuto alla crescita dei ragazzi solo se propone un minimo di regole, che servono, tra l’altro, proprio a garantire che l’oratorio sia accogliente per tutti: da qui la scelta di molti oratori di programmare spazi e tempi per le diverse età dei ragazzi, così da permettere a tutti di vivere dei momenti di gioco e in generale di incontro. Non possiamo, come adulti, venir meno al compito di introdurre i ragazzi nella vita, sgombrando il campo da ogni regola e da ogni controllo: l’oratorio raccoglie e accetta la sfida educativa non diventando una cittadella riservata a pochi, ma un luogo attento a tutti con un preciso mandato educativo, ovvero quello di far crescere le giovani generazioni affinché ciascuno diventi dono per gli altri, mettendo a disposizione di tutti i doni che a sua volta ha ricevuto dal Signore. Diventare donne e uomini veri, ecco l’obiettivo dell’oratorio per tutti coloro che accettano la sfida.

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