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NEL TEMPO DEGLI SMARTPHONES IL GIOCO PREFERITO DEI RAGAZZI È NASCONDINO!

12 Nov 2015 - BLOG di Elisa RONDANINI, PREADOLESCENTI, Redazionali del Giovedì (, , , , , , , )

NEL TEMPO DEGLI SMARTPHONES IL GIOCO PREFERITO DEI RAGAZZI È NASCONDINO!

“Chiesa e comunità: Vivere insieme è bello!”

di Elisa RONDANINI

12.11.2015 – L’Oratorio viene spesso identificato con le attività che propone, quindi a seconda di chi lo frequenta è il campo degli allenamenti della società sportiva, le aule del catechismo, il cortile dei giochi e dell’animazione, il campetto del torneo di basket, ecc.
Eppure ogni giorno ogni nostro oratorio apre i cancelli a un mondo che spesso passa inosservato: il nonno che accompagna la nipotina a dondolarsi sull’altalena, la tata che porta i bambini a fare merenda al bar, il tamarro che noncurante dei compiti di scuola si sfoga per ore tirando calci a un pallone e anche il gruppetto dei compagni di classe delle medie che gioca.

Oggi proviamo a concentrarci proprio su questi ultimi: i preadolescenti nel pensiero comune sono spesso degli esseri mutanti, non troppo profumati, con una strana appendice digitale incollata alle mani chiamata smartphone e solo tanta voglia di fare baccano. Ammettiamolo, anche nella realtà spesso sono così…
Invece in questi giorni sono proprio stati i preadolescenti a ricordarmi la bellezza dell’Oratorio.

Si sente ridere, ridere a crepapelle in corridoio, poi si rincorrono, si chiamano, si cercano, sembrano davvero felici: sono ragazzi e ragazze di prima media e stanno giocando a nascondino. Non sto scherzando, anche se ci ho messo un po’ a crederci: mi ha sorpreso quello sguardo contento e luminoso. E per quanto affascinante fosse l’ultimo gioco scaricato sul cellulare, niente li stava divertendo più di.. Giocare a nascondino! Zero effetti speciali, tante risate. Nessuna novità, tanto entusiasmo.

Ed ecco la bellezza dell’Oratorio… Anche e soprattutto nell’informalità, in Oratorio ognuno impara che non esiste solo lui, che è fondamentale sapere vivere insieme e che è anche bello!
E tutto questo entra in automatico nel dna: vogliamo parlare delle interminabili partite a calcetto, a tam tam o al ping pong? Sembrano sfide epiche e lo sono realmente, perchè nessuno di noi può giocarci da solo, e perchè così facendo nessuno di noi è solo.
Non ci sono schermi da 5 pollici a separarci, dietro i quali nasconderci, ma altri volti e altre storie con i quali entrare in relazione.
Senza bisogno di tante parole, l’Oratorio ci dice coi fatti che siamo tutti in cerca di relazione e che anche nella nostra vita di fede non si cammina da soli. Con quanta concretezza capiamo allora il senso di termini quali “comunità” e “Chiesa”!

Ma l’oratorio non si ferma qui: è una casa con la porta spalancata pronta ad accogliere chi si lascia voler bene. E i ragazzi (e in generale tutte le persone) che non transitano semplicemente ma restano, giocano e vivono, l’Oratorio lo abitano per davvero. Non è un albergo, ma un luogo che si costruisce insieme, essendo protagonisti con gli altri, rendendolo un po’ proprio ma mettendoci una cura e un’attenzione incondizionate che non si trovano altrove.
Con immediatezza possiamo scoprire che in ogni relazione ci vuole tempo da dedicare all’altro, fiducia reciproca e anche amore gratuito. Chi ci può aiutare a entrare in relazione con l’altro meglio dell’Altro per eccellenza che è il Signore?
Lasciamoci stupire ed educare da questi ragazzi che hanno scoperto che ciò che di più prezioso hanno non è il cellulare ma l’amico che hanno accanto.

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