Guarda e Gioca
22 Mag 2025 - ADOLESCENTI, LIBRI, PROGETTI


Sembrerebbe facile dire ad un bambino, ad un ragazzo, la frase del titolo, è quello che di solito facciamo anche quando cerchiamo di spiegare un gioco al Grest, oppure in una animazione di qualsiasi tipo. Facile se tutti abbiamo lo stesso livello di comprensione: se pensiamo ad un gioco da presentare a persone di etnie diverse, forse la cosa si complica, dovremmo conoscere almeno qualche vocabolo delle lingue parlate dai miei interlocutori.
La questione si complica (o diventa complessa? Tra poco si capirà la differenza) quando non ci sono problemi di linguaggio verbale, ma si ha a che fare con persone che hanno un deficit cognitivo, e quindi faticano a seguire spiegazioni verbali e razionali, ma hanno bisogno di altri approcci.
Mi piace dire che la questione non si complica ma diventa complessa: una questione è complicata quando si deve imparare un linguaggio di alto profilo, ad esempio quello matematico; tutti parliamo di algoritmo, ma scrivere un algoritmo per far compiere ad una macchina un lavoro particolare, un movimento, è roba che non compete al sapere comune.
Diverso è trovarsi davanti ad una situazione complessa, che significa che è composta da elementi diversi, che possono anche essere molti, ma comprensibili, dove però la difficoltà sta nel tenerli insieme; se si tratta “dell’umano”, ciascuno di noi ha una propria storia fatta di esperienze, inconscio, paure, questioni che chi educa deve saper gestire e valorizzare o aiutare a superare.
Quando, ad esempio, ti trovi davanti a ragazzi che hanno una capacità cognitiva diversa, ti devi attrezzare a far accompagnare da persone che hanno già sperimentato questa situazione attraverso lo studio e la pratica. È quello che è successo nella Pastorale Giovanile di Magenta: a fronte della richiesta di alcune famiglie di poter iscrivere i figli, portatori di disabilità cognitive, alle attività dell’oratorio, è partito un lavoro interessantissimo di studio della situazione e di ricerca di risposte, soprattutto rivolte alla creazione di materiale inclusivo rispetto ai giochi classici proposti in oratorio.

Con un valore aggiunto notevole: la ricerca è stata fatta con i ragazzi con disabilità cognitiva, che hanno partecipato attivamente alla ricerca da “supervisori” del lavoro, promuovendo o declinando le scelte fatte dagli adolescenti. Dal lavoro di gruppo è nato un libro che è stato presentato martedì 20 maggio a Magenta.
Il libro è stato promosso con una locandina che presenta l’evento all’interno del progetto Ergo Sum: tale progetto, promosso dalle cooperative Aquila e Priscilla, Pepita, Eidè, Curiosarte, ET educatori Territoriali, San Giovanni Bosco, che hanno educatori in oratorio nelle Diocesi di Milano, Brescia, Parma, Reggio Emilia, Torino, sostenuto economicamente dalla Fondo di beneficenza di Intesa San Paolo, vuole promuovere l’attenzione alla fascia adolescenziale con attività volte a monitorare e scongiurare la dispersione scolastica, attraverso azioni che valorizzano talenti e competenze dei ragazzi.
Il percorso dell’oratorio di Magenta ha permesso di realizzare il progetto Ergo Sum con uno sviluppo molto interessante, ovvero con l’attenzione agli adolescenti che a loro volta si fanno attenti ad altri. Esprimo questo passaggio con una bellissima frase che Papa Francesco ha più volte rivolto ai giovani: “Nel cammino di crescita, nel tuo cammino personale non chiederti CHI SEI, ma PER CHI SEI”, dinamica bellissima che fa percepire la vita e la ricerca personale non come un movimento che rinchiude in sé stessi, ma propone di considerare la vita immediatamente come un dono per gli altri.

Il libro è stato prodotto con una azione corale, che man mano si è ampliata: dall’analisi del problema si sono cercate le possibili risposte, con un accompagnamento psico-pedagogico e poi con la realizzazione del testo che ha richiesto una presenza tecnica, ed anche qui il progetto si è mostrato inclusivo perché si è chiesto aiuto ad adolescenti che frequentano corsi di grafica; al tempo stesso si è scelta una casa editrice che avesse a cuore il tema trattato e aiutasse a produrre la migliore soluzione editoriale.

Insomma, da un problema si sono create delle reti per offrire una risposta all’altezza della tematica, e per ora il prodotto soddisfa rispetto al lavoro fatto. Essendo un lavoro inclusivo, fatto da reti di persone, non si poteva concludere il lavoro “gelosamente”: l’invito è che da qui possa venire a tanti oratori il desiderio di sperimentare un lavoro simile e condividerlo; già il testo in uscita ha un QR-code al riguardo…