CON GLI OCCHI DI UN EDUCATORE

Sguardo

Domenica 26 gennaio 2020 noi dell’oratorio di S.Pietro Apostolo con gli amici dell’oratorio S.Carlo Borromeo, con i rispettivi parroci, abbiamo organizzato una giornata di festa e di incontro. Ogni anno, in occasione della ricorrenza di S. Giovanni Bosco, don Gabriele non lascia mai mancare un momento di riflessione e di formazione condivisa. Ospite della giornata #DonBosco2020 è stato Yvan Sagnet, giovane camerunese approdato in Italia per studiare ingenieria al Politecnico di Torino ma finito poi per vicende personali a raccogliere pomidori nei campi di Nardò in Puglia. La realtà che Yvan Sagnet incontra è quella del peggior sfruttamento dei lavoratori paragonabile solo alla schiavitù esistente nei secoli scorsi.

Lavoratori privati di qualunque diritto: non esistono limiti di orario e la conquista delle 8 ore giornaliere è un ricordo lontano completamente annullato; non c’è un salario adeguato ma solo una misera paga giornaliera (3,50 € per 3 quintali di pomodori raccolti) rapinata dai caporali per pagare le spese di viaggio e il vitto giornaliero.Non esiste più la dignità e il rispetto del lavoratore e neanche dell’essere umano, umiliato e sfregiato in ogni suo aspetto. Yvan resiste 5 giorni in queste condizioni disumane e poi organizza uno sciopero (il primo dei braccianti che lavorano in queste condizioni).

Ritorniamo su una strada già percorsa nella storia della nostra società: il lavoratore che rivendica il suo diritto a non essere considerato un individuo da sfruttate da parte del padrone per raggiungere il massimo del profitto, ma un essere umano con una sua dignità e con dei diritti che consentano di lavorare e vivere in condizioni accettabili. Yvan si è fatto carico di questa lotta non legata al mondo dei migranti, come ha sottolineato, ma al mondo del lavoro agricolo in generale che coinvolge lavoratori stranieri e italiani. Viene ricordata la lavoratrice italiana morta stremata in conseguenza a questa vita insostenibile fatta per anni per lavorare e mantenere i 3 figli: 3 ore di viaggio ogni giorno, un salario da fame e un totale di 13 ore di lavoro giornaliere ( più 3 di viaggio). Il fenomeno del caporalato combattuto da Yvan Sagnet con i migranti ha trovato nuova forza_ lavoro da aggiungere a quella fornita da molti lavoratori italiani ridotti in schiavitù. Sono state cambiate in alcuni casi le condizioni di lavoro passando “dalla protesta alla proposta”.

È nato un marchio NOCAP che sta per “No al caporalato” che vuole fornire una certificazione etica che garantisca che i prodotti siano non solo “buoni” cioè biologici ma anche “puliti” provenienti da aziende che non sfruttano i lavoratori.La valutazione per il rilascio del Bollino Etico NOCAP viene effettuata. dal team NOCAP in possesso delle competenze per la compilazione dei moduli di verifica, per la valutazione dei criteri e per il successivo controllo sulle aziende a cui destinare il bollino. La giornata è stata estremamente interessante e ci ha dimostrato come sia possibile il cambiamento là dove qualcuno interviene, agisce, si fa carico di una difficoltà e/o di un bisogno per arrivare ad una vita più dignitosa e rispettosa dell’uomo. Questo è il Vangelo!
A. PIROLA

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