Chi ha tempo non aspetti tempo?!?

Gesù ci insegna come ogni obiettivo ha modalità
e tempistiche ottimali
per esser perseguito
al meglio

di Federico ZANARDO

19.03.2015 – Scrivo questo articolo appena trascorso il mio 27° compleanno e volgo lo sguardo al Vangelo della Domenica a venire, ricchissimo di spunti di riflessione: probabilmente ancora scosso dall’incapacità di comprendere come io sia già passato dai 16 ai 27 anni in così poco tempo, una cosa abbastanza insolita mi colpisce. Non la gloria di Dio nella resurrezione di Lazzaro, non la disperazione di Marta, “se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto…” sorretta però dalla Fede, “…ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la
concederà”
[Gv 11, 21-22]; non lo stupore dei Giudei alla vista del miracolo, né la stoltezza e la cecità dei farisei nel decidere di condannare a morte Gesù. Ciò che mi colpisce maggiormente è il versetto 6: “quando sentì che era malato, RIMASE PER DUE GIORNI NEL LUOGO DOVE SI TROVAVA.” Ma come? Perché? Non poteva andare subito? Guarendo Lazzaro da malato avrebbe risparmiato grande sofferenza a Marta, Maria e anche a sé stesso. Gesù scoppia in pianto dinanzi alla tomba dell’amico. E tant’è che anche i Giudei lì presenti se lo chiedono: “Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse? [11, 37]. Poi avviene la resurrezione di Lazzaro, il prodigio del defunto bendato che, chiamato dalla voce dell’amico, esce dal sepolcro, viene liberato e lasciato andare. Tutti i presenti, assistendo a un simile miracolo, non possono che rimanerne profondamente colpiti, credendo in Gesù. Ecco il perché del ritardo di due giorni. Voi mi direte: era facilmente intuibile fin dall’inizio, per noi che sappiamo già come va a finire il Vangelo! Giustissimo. Infatti io non sono stupito dal fatto che Gesù perda due giorni, aspettando di fatto la morte dell’amico per rendere ancora più evidente la gloria del Padre attraverso il miracolo della resurrezione. Sono stupito dal modo in cui Gesù USA IL SUO TEMPO. Può sembrare una banalità, ma questo insegnamento forse rimane un po’ nascosto nella pagina del Vangelo di domenica: il Signoreapparentemente spreca due giorni, ma in realtà ha organizzato tutto alla perfezione. Sa che aspettando due giorni Lazzaro morirà e potrà essere resuscitato.

Da dove esce dunque il titolo di questo redazionale? È ovviamente una provocazione, non di certo un’esortazione a perder tempo o a procrastinare le tante cose che ognuno di noi ha da fare. Ma lo stesso Gesù nella Parola che ascolteremo Domenica ci insegna come ogni cosa ha un suo tempo, come ogni obiettivo ha modalità e tempistiche ottimali per esser perseguito al meglio. Una lezione quantomai attuale. Sta a noi avere l’esperienza, la maturità e, soprattutto, la volontà per metterle in pratica. Accidia, pigrizia mascherata da stanchezza, sfiducia spesso ci bloccano, e ci fanno compiere uno dei peccati più brutti e stupidi che si possano fare: perdere tempo. E dopo cosa facciamo? Ci raccontiamo la peggior balla di tutte: “non ho tempo”. Io sono il re di questa balla, me la ripeto di continuo, ma se mi fermo a pensare un po’, so che non è così. Il filosofo stoico Seneca (4 a.C., 65 d.C.) non è certo un esempio di primo cristiano, anzi, però scrisse un trattato con un titolo che è una garanzia: il “De Brevitate Vitae”, cioè “La brevità della Vita”. – Eh, allora vedi che non ne abbiamo abbastanza di tempo? Assolutamente no: la mia frase preferita di quest’opera è: “Non exiguum temporis habemus, sed multum perdidimus.” vale a dire: Non è vero che abbiamo poco tempo: la verità è che ne perdiamo molto. [I,3]

Ed è proprio così: la verità è che ne perdiamo molto: impariamo allora, come Gesù che attende per andare da Lazzaro, a impiegare sapientemente il nostro tempo, senza raccontarci bugie, senza lasciarci incatenare dall’ozio. Perché, non dimentichiamoci, non sappiamo né il giorno né l’ora: perder tempo, evidentemente, non ci conviene!

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