I BAMBINI CI INSEGNANO CHE…

BLOG di Vito CASALINO – 22.09.2016

Cos’hanno i bambini che noi non abbiamo?

In oratorio, adoro stare con i bambini, giocare e scherzare con loro mi fa stare bene, ma  ogni incontro in oratorio, da parte dei membri della comunità educante, parte dal desiderio di instaurare con tutti una “relazione educativa”. La relazione educativa parte dal presupposto che dall’incontro ognuno porti a casa qualcosa, non esiste un rapporto unilaterale. Quindi cosa portiamo a casa dall’incontro con un bambino?

Stare con i bambini, secondo me aiuta nel ritrovare il bambino che ognuno di noi ha il dovere di lasciare dentro di se.

Non è l’essere infantili, ma è il ritrovare il senso profondo del richiamo evangelico espresso da Gesù, come per esempio lo troviamo in Matteo 19, 13-15:

Allora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono. Gesù però disse: “Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli”. E, dopo avere imposto loro le mani, andò via di là.

Allora la vera domanda che dobbiamo porci, da credenti, è: Cos’hanno i bambini che noi non abbiamo?

Siamo fortunati, ognuno di noi è stato bambino, quindi sarà sufficiente ricordarsi e cercare dentro se quelle caratteristiche che si avvicinano all’atteggiamento di chi accoglie il regno dei cieli.

Svolgere un servizio in oratorio dà una possibilità in più, perché vi è la possibilità di osservare quotidianamente queste caratteristiche.

I bambini non sono persone senza difetti o egoismi, a volte sono maliziosi, a volte dicono bugie, ma hanno anche molto altro, qualcosa di gran lunga più importante.

Nella mia riflessione ho provato a fare un elenco che non ha la pretesa di essere esaustivo ma che ci aiuta sicuramente nella riflessione:

1) i bambini sanno fare la pace
2) i bambini sono trasparenti
3) i bambini sanno stupirsi
4) i bambini non possono vivere senza qualcuno che si prenda cura di loro
5) i bambini hanno sempre il desiderio di fare esperienza diretta
6) i bambini hanno fiducia

1) Partiamo con la capacità invidiabile di perdonare qualsiasi cosa in tempi record. A volte c’è bisogno dell’intervento di un “grande” che instauri il processo del perdono, ma basta davvero poco. Come mai? Dimentichiamoci il paragone con i problemi degli adulti, ogni problema può essere vissuto e percepito diversamente in base alle età. In base alla mia esperienza “di mediatore” capisco immediatamente che quello che alla fine convince è che non ne vale la pena rimanere arrabbiati o con un peso che potrebbe rovinare la giornata, tanto vale chiedersi scusa, perché “quando si litiga, si litiga in due” e allora ognuno ha qualcosa da farsi perdonare. Poi è più bello tornare a giocare insieme piuttosto che rimanare in un angolo da soli.
Purtroppo man mano che cresciamo facciamo sempre più fatica a fare pace. Creiamo dei muri invalicabili tra le persone nelle nostre relazioni che portano a posizioni a volte inconciliabili. Forse abbiamo bisogno di quel Qualcuno più grande che ci aiuti nel reimparare a perdonare, ricordandoci che a quel Qualcuno appartiene la titolarità del massimo perdono che è la misericordia.

2) Quando un bambino è felice si vede; quando un bambino è arrabbiato si vede; quando un bambino è annoiato si vede; quando un bambino è triste si vede e così via. Mostrare quello che abbiamo dentro non è segno di debolezza, come siamo stati abituati a credere. Mostrare quello che si prova aiuta a capirsi, aiuta a capire il desiderio altrui e nel farci vicini gli uni agli altri, proprio perché tutti, in quanto esseri umani, abbiamo sentimenti ed emozioni. La paura è che qualcuno si prenda gioco di noi o usi la nostra trasparenza per fare del male. Ma nella trasparenza sta la verità di ognuno di noi, e la verità è il contrario della falsità. E’ vero che a volte può essere rischioso ma se ognuno di noi si esercitasse nella trasparenza ci sentiremmo tutti più fratelli.

3) Chi si stupisce facilmente è considerato come una persona che non conosce la realtà dei fatti perché da grandi si impara la disillusione. Questo mi fa un po’ tristezza, perché la capacità di stupirsi delle novità tipica dei bambini aiuta nell’apprendimento. Per chi ormai è non più bambino stupirsi vuol dire anche non rinunciare alle novità della vita. Stupirsi vuol dire accorgersi, e chi non si accorge più di niente ha perso la capacità di convertirsi, di riscoprire le continue novità e i segni che ci vengono posti davanti di continuo.

4) Un neonato non vive senza la madre, un bambino non vive senza qualcuno che non gli dia dei vestiti, una casa e del cibo. Ci affidiamo a qualcuno fin dalla nostra nascita, perché assolutamente necessario per la sopravvivenza. La nostra società dice che per trovare la felicità dobbiamo fare tutto da soli. Quanto mai di più lontano dall’umanità. Essere vero uomo vuol dire riconoscersi all’interno di una comunità che cresce se i suoi membri se ne riconoscono all’interno e che quindi si aiutano a vicenda. Ricordiamoci che anche Dio è in continua relazione nella Trinità e ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, quindi, se perdiamo la nostra umanità artificialmente, perdiamo il nostro contatto con Dio.

5) “Si però in mano mia”, quante volte ho sentito pronunciare questa frase da un bambino  nello stupirsi della bellezza di un gioco o di un’oggetto, che magari appartiene a qualcun altro, vuole farne l’esperienza diretta. Il desiderio dell’esperienza diretta a volte può diventare invidia o egoismo ma è anche quella voglia di scoprire e imparare quello che non si conosce ancora. L’esperienza diretta, ci aiuta a scoprire anche la generosità di chi la concede. Un po’ come la richiesta dell’uomo di fare esperienza diretta di Dio che è stata concessa nell’incarnazione in Gesù Cristo. L’esperienza diretta è quello che di cui tutti abbiamo bisogno per credere ma non basta per avere fede, perché la fede è il credere nella fiducia di un Dio che ti vuole incontrare incessantemente per amarti. Esercitiamoci comunque nel desiderare di fare esperienza, perché è sicuramente un ottimo punto di partenza.

6) Se ad un bambino gli si racconta di Gesù, lui ci crede punto e basta. Perchè si fida. Il discorso della fiducia, come dicevo prima, ha a che fare con la fede. Non è  fiducia cieca perché è vissuta nella testimonianza di chi la vive la fede e ha il compito di educare, stando attenti a non mischiare il tutto con una serie di credenze o storielle popolari che rischiano di minare alla base la fede di un bambino.
Guai poi a chi sfrutta la fiducia incondizionata dei bambini, infatti la cosa più dura nel Vangelo, secondo me, viene detta nei confronti di quelle persone, infatti in Matteo 18, 6-7 è scritto:

Chi invece scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare. Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che vengano scandali, ma guai all’uomo a causa del quale viene lo scandalo!

Nel vangelo quando si parla di “piccoli” ci si riferisce in generale ai bisognosi ma rende bene l’idea.

In conclusione, credo si sia capito, che la vera caratteristica che dobbiamo imitare dai bambini è la straordinaria capacità di affidarsi; se reimparassimo ad affidarci al Signore, guadagneremmo il regno dei cieli.

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