SPERANZA EDUCATIVA: AVERE A CUORE OGNI ADOLESCENTE

Uno sguardo sulla realtà: dai preado agli ado

di Franco CASTOLDI

11.02.2016 – In questo periodo si parla molto di preadolescenza: in diocesi per i nuovi cammini, nella nostra coop perché nella formazione sono a tema diversi incontri sull’argomento. Mi è capitato di rileggere degli appunti su riflessioni passate fatte da persone, sacerdoti, responsabili laici, educatori ecc. di una Comunità Pastorale.
Anche se riguardano un’esperienza concreta, non sempre generalizzabile e forse non dicono niente di nuovo, può essere utile per arricchire la nostra riflessione ascoltare i concreti suggerimenti di una Comunità Educante. Di seguito le ripropongo in modo schematico:

  • Curare maggiormente la fase di passaggio delle diverse fasce di età. E’ necessario accompagnare le persone in questi passaggi per favorire il senso di appartenenza al gruppo la cui crescita, dopo i 14-15 anni, viene ostacolata dagli interessi individualistici che subentrano e che disaggregano gli adolescenti e i giovani. Sono indispensabili anche dei momenti di verifica delle tappe evolutive dei ragazzi per non rischiare di perderli lungo il cammino.
  • L’educatore deve valorizzare e curare la relazione personale con il ragazzo perché attraverso di essa può trasmettere i valori della fede cristiana e diventare un testimone. Se vengono a mancare la relazione personale e un rapporto empatico con i membri del gruppo difficilmente l’educatore diventa un punto di riferimento valido.
  • La proposta educativa deve essere strutturata in incontri ed appuntamenti fissi, stabili per tutto l’anno perché in questo modo si assicuri continuità e serietà al cammino che non deve frammentarsi in tante proposte diversificate e discontinue che disorientano il ragazzo.
  • Per i preadolescenti ed adolescenti diventa fondamentale anche l’incontro con i genitori che a questa età cominciano ad essere considerati a un livello quasi inferiore rispetto al gruppo dei pari. Curare il rapporto personale con il genitore può favorire anche una sorta di “complicità” ed aiutare il raggiungimento degli obiettivi educativi che ci si è posti, in questo modo i messaggi che vengono trasmessi ai ragazzi sono uniformi, e possono ricevere un maggiore consenso perché condivisi dalla famiglia e dall’equipe. E’ evidente che il rapporto con la famiglia deve essere affidato al coadiutore, ai responsabili laici o all’educatore che ha l’esperienza, le capacità e anche l’età per poterlo fare.
    In questo senso ogni equipe potrà individuare un referente che curerà maggiormente il rapporto personale con i genitori.
  • Fondamentale è la formazione da proporre agli educatori. Varrebbe la pena individuare delle intere giornate durante l’anno dove strutturare una formazione più articolata ed intensa, arricchendola anche con l’apporto di esperti.
    Si richiede una formazione non solo legata strettamente agli aspetti educativi ma anche aperta alla dimensione spirituale, nelle forme anche di brevi ritiri spirituali.
    La formazione dovrebbe anche aiutare gli educatori a capire come trasmettere il Vangelo ai ragazzi, con quali strumenti e modalità. Diffondere tra gli educatori le iniziative diocesane nell’ambito educativo sempre ricche di proposte formative.
  • Nell’ambito della crescita personale è necessario valorizzare il cammino di catechesi per i giovani. Esso risponde ai bisogni degli educatori che cercano di approfondire le proprie motivazioni rispetto al servizio che hanno scelto ed è l’occasione per costruire la propria esistenza sul Vangelo in modo da diventare dei veri testimoni e modelli di fede per i propri ragazzi.

Uno sguardo sulla realtà: dai preado agli ado
banner_adolescentiGuardando i nostri gruppi di preadolescenti ed adolescenti sembra che siano quelli che più di tutti hanno subito i cambiamenti di questi ultimi anni e che hanno perso i riferimenti abituali. Dovremo trovare il modo di curare il loro cammino di fede durante l’anno anche attraverso una maggior frequentazione degli oratori la domenica.
Nella Gaudium et Spes leggiamo: Il popolo di Dio, mosso dalla fede, per cui crede di essere condotto dallo Spirito del Signore, che riempie l’universo, cerca di discernere negli avvenimenti, nelle richieste e nelle aspirazioni, cui prende parte insieme con gli altri uomini del nostro tempo, quali siano i veri segni della presenza o del disegno di Dio. La fede infatti tutto rischiara di una luce nuova, e svela le intenzioni di Dio sulla vocazione integrale dell’uomo, orientando così lo spirito verso soluzioni pienamente umane. (GS 11). Ci accingiamo quindi ad affrontare i cambiamenti in modo sereno perché è negli eventi della nostra vita quotidiana che si manifesta la volontà di Dio, a noi il compito di cercarla e con intelligenza trovare le soluzioni e le modalità per aderirvi in modo responsabile.

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